La certezza della salvezza secondo 1 Giovanni
DI MATTHEW JOHNSTON
È possibile sapere se si è salvati o meno? Secondo le Scritture, la risposta è decisamente sì. Il vero credente non dovrebbe seguire il Signore in balia di ondate di dubbi sulla salvezza bensì convinto che nulla può separarlo dall’amore di Cristo. Per di più, una tale certezza non è riservata a credenti speciali. Assicurarsi della propria salvezza è un dovere biblico che vale per ogni credente: “Esaminatevi per vedere se siete nella fede; mettetevi alla prova” (2 Corinzi 13:5); “fratelli, impegnatevi sempre di più a rendere sicura la vostra vocazione ed elezione” (2 Pietro 1:10). Il vero credente non può accontentarsi senza la certezza della sua salvezza.
Però, come facciamo a sapere di essere davvero nati di nuovo? Che cosa può dare una vera sicurezza a un credente? Come possiamo stabilire l’autenticità della nostra fede? A tale proposito, la prima epistola di Giovanni ci è di grande aiuto. Altri libri biblici ne parlano, però quest’epistola è stata progettata apposta per spiegare come si può avere la certezza della salvezza (1 Giovanni 5:13).
CERTEZZA DI CHE COSA?
Non si può essere certi di possedere qualcosa, se non si capisce di cosa si tratta. Prima che si esponga come si può avere la certezza della salvezza, qualcosa va detto sulla salvezza stessa.
La salvezza è una realtà attuale che si può sperimentare ora, nel presente. Il vero credente possiede la vita eterna (1 Giovanni 1:2; 2:25; 5:11,12).
La salvezza è un dono da Dio. Dio stesso è colui che ci elargisce la vita eterna, la quale è stata acquistata dal sacrificio propiziatorio di Cristo (1 Giovanni 4:9, 10; 5:1 cfr. Efesini 2:8).
La salvezza comporta un vero cambiamento. Si può parlare del modo in cui Dio ci cambia sotto tre aspetti: un cambiamento di posizione, un cambiamento di potenza e un cambiamento di paternità.
(1) Posizione: Pur essendo ancora peccatori ingiusti, siamo dichiarati legalmente giusti agli occhi di Dio grazie alla giustizia di Cristo (1 Giovanni 2:1-2, 12; 4:10);
(2) Potenza: Chi crede riceve lo Spirito Santo e lo Spirito dimora in lui (1 Giovanni 4:13; 5:6)
(3) Paternità: Dio ci fa nascere di nuovo, facendoci i suoi figli (1 Giovanni 3:1-2, 9; 5:1).
La salvezza, in quanto comporta sempre un vero cambiamento, produce frutto. L’opera di Dio è sempre efficace, la salvezza non è diversa (1 Giovanni 1:5-6, 3:9).
SAPERE DI AVERE LA VITA ETERNA
Giovanni non ci lascia a tirare a indovinare sull’intento della sua prima lettera. Ci prende per la mano e enuncia lo scopo dell’epistola: “Vi ho scritto queste cose perché sappiate che avete la vita eterna, voi che credete nel nome del Figlio di Dio” (1 Giovanni 5:13). Scrive a coloro che sono già salvati (credenti) affinché possano avere la certezza della salvezza, ossia affinché sappiano che hanno la vita eterna. Ma, arrivati al quinto capitolo, non si è sorpresi di trovare ribadito un tale scopo, in quanto ci si imbatte in diverse frasi simili scritte nei primi quattro capitoli:
1 Giovanni 2:3: “...sappiamo che l’abbiamo conosciuto...”
1 Giovanni 3:14: “noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita...”
1 Giovanni 4:13: “...conosciamo che rimaniamo in lui ed egli in noi...”
In parole povere, la certezza della salvezza consiste nel sapere di avere la vita eterna. Siamo sicuri di essere salvati perché vediamo il frutto dell’opera di Dio (la salvezza) nella nostra vita. Spiegata in modo più dettagliato, la certezza della salvezza è la convinzione di essere salvati da Cristo che si ottiene grazie alla fede nella Parola di Cristo la quale s’esprime nell’obbedienza per mezzo dello Spirito.
La nostra salvezza non può aumentare né diminuire, vale a dire, non si può essere più salvati né meno salvati. Dio non salva a metà. Ci possono essere però mutamenti nella certezza della salvezza. La salvezza è un’opera oggettiva compiuta da Dio, mentre la certezza è il nostro riconoscimento soggettivo di quest’opera. La unione del credente con Cristo non può mai cambiare, ma la sua comunione con Cristo, ossia la sua esperienza di quell’unione può variare.
4 MOTIVI BIBLICI PER LA CERTEZZA DELLA SALVEZZA
Chiunque può chiamarsi credente e considerarsi salvato. Si cade preda dell’inganno ogniqualvolta che ci si immagina credenti per motivi che non si trovano nella Bibbia. Insomma, ci si deve credere salvati per i giusti motivi. D’altronde, se qualcuno è carente di motivi bilici per credersi salvato, deve chiedersi se sia mai stato salvato affatto.
Innanzitutto, Giovanni scrisse la sua prima epistola per incoraggiare veri credenti volendo che fossero riempiti della gioia della certezza della salvezza. Non si deve dimenticare che anche il vero credente si sentirà sempre mancante in qualche modo e la sua vita non sarà mai perfettamente coerente con la salvezza elargitagli da Dio. Ciò non toglie che il riconoscere il proprio peccato, confessarlo, ravvedersi da esso e impegnarsi umilmente a seguire Cristo più fedelmente siano frutto dell’opera di Dio. Ecco, quindi, quattro motivi biblici per i quali si può avere la certezza:
1. La testimonianza interiore dello Spirito Santo:
Chi ha un vero rapporto con Dio ha lo Spirito di Dio (1 Giovanni 4:13).
Chi ha lo Spirito ascolta la Parola ispirata dallo Spirito (1 Giovanni 4:6).
Lo Spirito testimonia della veridicità del ministero di Cristo: la salvezza compiuta (1 Giovanni 1:1-4; 5:6-8).
Lo Spirito testimonia che, grazie al ministero di Cristo, siamo diventati figli di Dio: la salvezza applicata (1 Giovanni 3:2; cfr. Romani 8:15-16; Galati 4:6).
2. La fede in Cristo che ci si rivela nella Parola
Il vero credente crede nella vera umanità (1 Giovanni 4:2) e nella vera divinità del Figlio (1 Giovanni 5:4-5; 20).
Il vero credente crede che non ci sia ancora ira divina da placare perché Cristo è il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati (1 Giovanni 2:1-2, 12; 4:10).
Il vero credente crede di avere la vita eterna in Cristo (1:2; 2:25; 5:11-12).
Il vero credente crede che Cristo tornerà per renderci simili a lui (1 Giovanni 3:3).
3. La fede che si concretizza in ubbidienza alla Parola
Non si tratta della perfezione perché colui che ubbidisce alla Parola riconosce la presenza del peccato nella sua vita (1 Giovanni 1:8, 10) e confessa abitualmente i suoi peccati (1 Giovani 1:9).
La vita del credente rispecchia il carattere di Dio, seppure imperfettamente: luce (1:5-6), amore (4:7-13), verità (1 Giovanni 3:18, 19).
La traiettoria (direzione; trend) generale della vita del vero credente è verso Dio (1 Giovanni 2:3-6; 3:9; 5:18).
4. Una vita che è guidata dall’amore
Il vero credente ama alla luce dell’amore salvifico che ha conosciuto in Cristo (1 Giovanni 3:16; 4:10-11; 19).
Il vero credente non ama ciò che non ama il Padre (2:15-17).
Il vero credente mostra il suo amore per Dio, amando suo fratello (1 Giovanni 4:7-11, 20-21).
L’amore del vero credente per suo fratello si concretizza in modo tangibile (1 Giovanni 3:17-19) secondo la Parola di Dio (1 Giovanni 5:1-3).