Due metodi contrastanti per relazionarsi con Dio
Di Massimo Mollica
Come può l’uomo peccatore relazionarsi con Dio? L’importanza di questa domanda non deve essere minimizzata. Secondo la Bibbia, ciò che occorre ad ognuno per relazionarsi con Dio è una giustizia perfetta (Matteo 5:48; Giacomo 2:10). Il problema nasce dal fatto che la Bibbia afferma che “nessuno è giusto, neppure uno” (Romani 3:10). Partendo da questo problema nei confronti di Dio, la domanda si evolve subito in un’altra più precisa, “Come può l’uomo peccatore essere ritenuto giusto da Dio per potersi relazionare con lui”? La Bibbia espone due metodi in contrasto fra loro per ottenere questa giustizia. Uno è valido, l’altro no.
In Romani 4:4-5, l’apostolo Paolo dice tramite lo Spirito Santo “Ora a chi opera, il salario non è messo in conto come grazia, ma come debito; mentre a chi non opera ma crede in colui che giustifica l'empio, la sua fede è messa in conto come giustizia.” In qualche modo, ogni persona può essere descritta o come “chi opera” o come “chi crede”.
Chi opera
“Chi opera” per relazionarsi con Dio è paragonato ad un operaio che lavora per il suo stipendio. Di conseguenza, il suo datore di lavoro è obbligato a pagarlo perché è in debito con l'operaio. Alla fine del mese lo stipendio che gli è dovuto perché l'ha meritato è accreditato sul conto corrente.
“Chi opera” è la persona che si dedica alle opere buone per relazionarsi con Dio. Mediante opere buone, riti religiosi, qualifiche spirituali e sacramenti, “chi opera” cerca di meritarsi o guadagnarsi una relazione con Dio.
Chi opera” cerca di essere ritenuto giusto davanti a Dio. Opera per ottenere questa giustizia affinché Dio sia in debito con lui per questi suoi meriti.
Chi crede
“Chi crede” potrebbe essere paragonato ad un operaio pigro che sciupa la sua giornata guardando Netflix e giocando ai videogiochi. Lui riceve lo stipendio perché si pente del suo errore e si affida alla grazia del suo datore di lavoro.
“Chi crede” è descritto come colui che “non opera”, perché non fa affidamento sui mezzi impiegati da “chi opera”. È consapevole che agli occhi di Dio “tutta la nostra giustizia è come un abito sporco” (Isaia 64:6) perché non raggiunge la giustizia perfetta richiesta da Dio.
“Chi crede” ammette onestamente che la parola “empio” si applica non solo agli uomini peggiori come gli incarcerati, le prostitute e gli assassini, ma ad ogni essere umano, lui compreso.
“Chi crede” fa affidamento su Cristo in un modo personale, rifugiandosi in Lui come Salvatore personale, credendo che Egli non è semplicemente morto per il peccato, ma per i peccati di “chi crede”.
Qual è il metodo stabilito da Dio?
Paolo dice che la fede “è messa in conto come giustizia.” Questa è la giustizia che Dio richiede per potersi relazionare con Lui. “Chi crede” ricerca la giustizia che Dio dona gratuitamente agli empi soltanto in virtù della loro fede. “Chi opera”, secondo la Scrittura, non è reso giusto da Dio. Di conseguenza non ha né pace con Dio né relazione con Lui.
Dio è sorprendentemente “colui che giustifica l’empio”. La parola “giustifica” ci invita a pensare a Dio in un contesto giuridico o legale, come il magistrato in tribunale. “Giustificare” nel contesto biblico vuol dire dichiarare giusto. È il verdetto del magistrato che l’accusato è giusto. Tutti noi speriamo e ci aspettiamo che un innocente sia giustificato. Non vogliamo che un magistrato assolva chi è colpevole.
Il fatto che Dio agisca in contrasto alla nostra aspettativa di assoluzione dell'innocente, è l'unica nostra speranza di essere giustificato. Infatti, se ci guardiamo con onestà, la parola “empio” ci calza a pennello. Come dice la Scrittura, “non c'è sulla terra nessun uomo giusto che faccia il bene e non pecchi mai” (Ecclesiaste 7:20). Dio fa sì che “chi crede” compaia davanti a Lui con la giustizia perfetta di Gesù Cristo. Egli ha vissuto in obbedienza a Dio con tutto il suo cuore e per tutta la sua vita. Si è offerto come sacrificio che soddisfa la giustizia di Dio contro il peccato di “chi crede”. Dio, per il suo amore ineffabile e immeritato, accredita questa giustizia perfetta sul conto corrente spirituale di “chi crede”, non di “chi opera”. Sulla base di questa giustizia, l’empio è dichiarato giusto.
Qual è il metodo che stai intraprendendo per relazionarti con Dio? Secondo la Scrittura, Dio è colui che giustifica, non i giusti che operano, ma gli empi che credono. Che Dio giustifichi l’empio, significa che Dio può giustificare anche te.