Strategie per affrontare la tentazione parte 3

Di Massimo Mollica

Oggi, vogliamo concludere questa breve serie di strategie per affrontare la tentazione.

Finora abbiamo visto due strategie per combattere la tentazione: (1) riconoscere la fonte interiore e (2) ricordarci dell’amo nascosto. Oggi esaminiamo altri due rimedi. Giacomo 1:14-15 dice:

14 invece ognuno è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce. 15 Poi la concupiscenza, quando ha concepito, partorisce il peccato; e il peccato, quando è compiuto, produce la morte.”

3. Contemplare le conseguenze tragiche di cedere alla tentazione.

Nel momento della tentazione dobbiamo guardare oltre, ossia alle conseguenze a cui conduce il peccato. Il versetto 15 ne dipinge infatti il risultato tragico in tre passi. La concupiscenza concepisce e partorisce il peccato, il peccato a sua volta produce o genera la morte.

ConcupiscenzaPeccatoMorte

Noi viviamo la realtà di questo versetto a livello più intimo. Ciascuno di noi sta morendo. Con la concupiscenza e il peccato di Adamo, la morte entra definitivamente nella nostra razza. La morte regna su di noi a tre livelli. Nasciamo morti spiritualmente, separati da Dio. Poi un giorno moriamo fisicamente, perché siamo peccatori. Infine, se non siamo salvati personalmente da Cristo, moriamo eternamente all’inferno, separati dalla gioia del Signore per sempre, subendo l’ira di Dio per l’eternità. Quando consideriamo la nostra concupiscenza, ci dobbiamo ricordare che essa vuole concepire il peccato. Il peccato, anche se ci appare insignificante in quel preciso momento, non lo è. Ricordiamoci la conseguenza del peccato di Adamo e di Eva, ossia l’inizio della morte e di tutta la sofferenza che vediamo nel mondo oggi.

Questa catena ci istruisce nel non essere così ingenui di pensare che se soddisfiamo le nostre concupiscenze avremo il piacere, la felicità, la protezione e la sicurezza promessi dal peccato. La tentazione toglie molto di più di ciò che promette. Ci offre così tanto, ma alla fine ci toglie la vita.

Diversi anni fa, ho sentito una storia riguardo alla maniera in cui gli eschimesi si proteggevano dalla minaccia dei lupi. Ricoprivano di sangue e grasso una lama affilata e la congelavano. Ripetevano questa operazione più volte per aumentare lo spessore del sangue e conficcavano la lama nel suolo ben ferma, aspergendo di sangue la neve intorno per attirare il lupo. Dopo aver leccato i primi strati, la lingua del lupo diventava tutta insensibile per il gelo. Senza rendersene conto, cominciava a tagliarsi la lingua e a mangiarsela in piccoli pezzi. Molto del sangue che leccava era il suo. Il lupo alla fine moriva dissanguato.

Siamo propensi a leccare la nostra concupiscenza, a coccolarla, giustificarla e tollerarla senza darle il colpo letale. Facciamo bene a ricordarci che c’è una lama. Se non la combattiamo, la nostra concupiscenza ci darà un colpo letale, indurendo il nostro cuore e allontanandoci dal Signore. Come la lama con il lupo, la tentazione funziona in questo modo. Cominciamo a fare piccoli compromessi nella nostra mente e nella nostra vita, poi come il lupo, vittime dell’inganno, andiamo verso la conseguenza più tragica del peccato.

  • Pensate al Re Davide, in 2 Samuele 11-12, che concupì Bat-Sceba e commise adulterio, senza pensare che sarebbe stato il mandante della morte di Uria, marito di Bat-Sceba, rendendosi colpevole di omicidio. A causa del proprio peccato, subì la morte del bambino concepito con lei e la divisione della propria famiglia.

  • Pensate ad Acan in Giosuè 7. Egli desiderò un bottino dalle spoglie della città di Gerico. Lo prese e la mano del Signore era contro Israele perché Egli aveva vietato di arricchirsi dalle spoglie. A causa di questo peccato, i soldati morirono e perfino, Acan e la sua famiglia furono condannati a morte.

  • Pensate al giorno del giudizio, all’inferno e a tutte le anime che periranno per essersi indurite nelle loro concupiscenze.

Il pastore Thomas Brooks esorta:

“Considera il peccato dalla prospettiva che ne avrai a breve. O anime, quando sarete sul letto di morte e verrete davanti al giudice, allora il peccato sarà smascherato; il travestimento verrà rimosso e apparirà più vile, sporco e terribile dell'inferno stesso. Ciò che una volta sembrava dolce sembrerà amarissimo, ciò che sembrava più bello apparirà bruttissimo e ciò che sembrava più delizioso sarà più orribile per l'anima. Il peccato spogliato susciterà vergogna, dolore, amarezza e orrore nell'anima. Sicuramente il peccato si rivelerà malvagio e amaro per l'anima quando le sue vesti saranno tolte” (liberamente tradotto, Precious remedies against Satan’s Devices, p. 35).

Noi, come credenti, siamo entrati nel mondo “morti” nel peccato, però siamo stati risuscitati in Cristo. Il peccato non avrà la meglio su di noi, perché grazie alla risurrezione in Cristo, abbiamo e avremo la vita eterna. La nostra concupiscenza, dunque, non può condurre alla morte eterna come succede per chi non ama Cristo più di ogni altra cosa. Questa è la speranza di chi crede in Cristo.

Come credenti, dobbiamo ricordarci che in questa vita ci sono delle conseguenze alle nostre azioni. Il nostro peccato non è mai limitato all’atto stesso, ma va a toccare coloro che ci circondano e anche la nostra comunione con il Signore. Subiamo gli effetti psicologici sia del nostro peccato che dei peccati altrui. Il nostro peccato può avere conseguenze nella vita di coloro a cui vogliamo bene.

4. Considerare la morte di Cristo per i nostri peccati. 

Quest’ultimo rimedio è più profondo e non può essere trovato esplicitamente nel testo. Credo l’intera teologia della Bibbia implichi ciò che sto per spiegare. L’apostolo Paolo dice, “Il salario del peccato è la morte” (Romani 6:23). Per un discepolo di Cristo, questa catena “ConcupiscenzaPeccatoMorte” si adempie pienamente, non con la nostra morte, ma con la morte di Gesù Cristo che si è sostituito a noi. Siccome Cristo non ha mai peccato, questa catena non può essere partita dalla Sua concupiscenza o da una Sua trasgressione. Dobbiamo dunque porci questa domanda: “Che cosa ha ucciso Cristo?”

 I chiodi che hanno ucciso Cristo sono tutte le concupiscenze che la nostra carne, il mondo e Satana ci rendono desiderabili, e tutti i peccati che ne derivano. Per far morire le nostre concupiscenze, dobbiamo meditare sul fatto che esse sono terminate con una morte molto reale e storica, la morte dell’innocente Figlio di Dio, il nostro Salvatore. Questa verità dovrebbe renderci umili e suscitare in noi un “odio santo” per il peccato che dimora in noi, come dice la Scrittura, “Aborrite il male e attenetevi fermamente al bene” (Romani 12:9) e “Il timore del SIGNORE è odiare il male” (Proverbi 8:13). Una persona che rifiuta il peccato con tale intensità combatterà le proprie concupiscenze con l’aiuto della grazia di Dio e non lascerà loro alcuno spazio.

Indietro
Indietro

Gesù ha osservato i 10 comandamenti per noi

Avanti
Avanti

Strategie per affrontare la tentazione parte 2